Tornare alla politica e alla cultura in Via Emilia. Il luogo che raccoglie l’eredità del PCI e dei valori democratici

di Pietrina Canu

Ringrazio tutti voi di essere qui. Grazie al professor Paolo Nori che ha accettato l’invito della Fondazione Enrico Berlinguer a partecipare a questo primo appuntamento della rassegna “Via Emilia. Libri, autori e autrici per capire il presente”. Grazie anche ai due relatori, il professor Luciano Marrocu, che è anche l’ideatore della rassegna e la dottoressa Paola Pilia, che dialogheranno con il professor Nori e con tutti noi, di Fëdor Michajlovič Dostoevskij e di letteratura russa.

     Perché questo ciclo di incontri? Come sapete questo edificio è la casa della sinistra cagliaritana e sarda. In questi spazi si sono svolti congressi, accese discussioni, promosse iniziative, costruite alleanze politiche, organizzate campagne elettorali, sono nati e si sono consumati rapporti politici e di amicizia. Via Emilia, un edificio situato in un quartiere popolare, è stato il luogo, regionale, provinciale e cittadino del Partito Comunista Italiano ed è rimasto simbolo dei valori progressisti e della sinistra. Per questo e per molto altro su cui per brevità non mi soffermo, è un luogo dell’anima per tanti militanti. Da qualche anno dopo il tramonto dei partiti di massa organizzati, questo edificio è diventato la casa delle associazioni e di alcuni partiti che trovano nella sinistra e nei suoi valori, le loro radici.

     Ora, come Fondazione Enrico Berlinguer abbiamo deciso di lanciare una sfida, partendo dalle radici, dal valore identitario di via Emilia: vogliamo ricreare un luogo di discussione aperto e diffuso.

     E’ una sfida impegnativa, mi rendo conto e alta è la nostra ambizione.

     Chissà quanti di noi hanno vissuto qui, o nelle sezioni e nei circoli i momenti cruciali della vita politica e sociale del nostro paese.

      In questo momento molti di noi si sentono orfani di spazi di confronto e di dialogo. Chi di noi di fronte alla crisi generata dalla pandemia, dalla tragedia della guerra che si sta consumando non ha sentito l’esigenza di andare in una sezione, in un circolo per discutere e per capire?

      Perché – penso – che quello che manca oggi al mondo progressista sono le idee che nascono dal confronto, dal dialogo, dalle discussioni accese e dalla volontà di voler dare risposte serie e strutturate ai problemi che ci pone il presente.

      Non voglio negare che la discussione esista, ma è una discussione sfilacciata in mille rivoli, che faticano o forse neanche voglio ricomporsi.

      Ecco, la Fondazione Enrico Berlinguer che in termini formali è l’erede della storia della sinistra sarda, si pone proprio questo ambizioso obiettivo: tornare a discutere di politica e di cultura in un luogo che raccoglie l’eredità del Partito Comunista Italiano e dei valori democratici, in un quartiere popolare della realtà urbana più grande della Sardegna. Perché anche questo è un aspetto non trascurabile, anzi fondamentale: riportare la discussione politica nelle periferie delle nostre città, che si sentono abbandonate e tradite dal movimento progressista in cui credevano di trovare rappresentanza.

     E’ nato quindi questo ciclo di incontri intitolato “Via Emilia” proprio per riallacciare i luoghi e la storia alle vicende del presente. Sono sei appuntamenti che parlano di noi e che parlano a noi. Tre si svolgeranno prima delle ferie estive e tre all’inizio dell’autunno.

     Partiamo provando a interpretare i problemi che ci troviamo ad affrontare nel tempo presente: le vicende della storia, la guerra, la memoria che sostituisce e si frappone alla storia, i diritti, la storia intima della sinistra italiana, ma anche la storia e le vicende letterarie della Sardegna.

      Stasera iniziamo con un titolo evocativo “Parlano di noi gli scrittori russi”, punto di partenza e di arrivo del romanzo di Paolo Nori “Sanguina ancora. L’incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij”.

       La letteratura – io credo - è lo strumento migliore per capire un popolo e la sua cultura.

       Io personalmente ho scoperto questo libro e anche il suo autore in occasione della censura che egli ha subito dall’Università La Bicocca, all’inizio della guerra in Ucraina, ma non l’ho letto per questo.

        L’ho letto perché ho sempre avuto un’inclinazione per la letteratura russa e mi ha sempre affascinato l’anima russa e il romanzo di Nori non è solo la biografia di Dostoevskij intrecciata con la vita dell’autore, sono anche le domande che le opere di Dostoevskij continuano a porre a tutti noi, è la guida alla riscoperta di personaggi sepolti nella memoria delle letture avvenute qualche anno fa o che proprio in occasione di quelle letture avevamo trascurato, è ritrovare altri grandi autori della letteratura russa: Puškin, Gogol’,Tolstoj, Turgenev, Gončarov…, e infine, questo romanzo ti invoglia a rileggere Fëdor Michajlovič Dostoevskij.

        Sono convinta che molti altri aspetti interessanti li scopriremmo nel corso di questa conversazione e quindi non mi dilungo oltre. Voglio infine ringraziare ancora una volta Luciano Marrocu, che ha pensato questa rassegna, Luisa Marongiu e Nicola Muscas, che hanno curato la presentazione del progetto e la comunicazione, Tore Ruggeri che ha reso accoglienti questi spazi, Gabriele Calvisi e Paolo Tosciri, che curano il sito e la pagina social della Fondazione Enrico Berlinguer e infine Tore Cherchi, come presidente della Fondazione Enrico Berlinguer, insieme al Consiglio di indirizzo, al Consiglio di amministrazione e al suo presidente Gianni Piras, credono fortemente in questo progetto perché possiamo continuare a passare in Via Emilia per discutere e ritrovarci.

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Pietrina Canu, di Oliena, avvocato, segretaria comunale, fa parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Enrico Berlinguer.

Foto di ©Dietrich Steinmetz, Cagliari, 3 giugno 2022

Foto di ©Dietrich Steinmetz, Cagliari, 3 giugno 2022
Foto di ©Dietrich Steinmetz, Cagliari, 3 giugno 2022

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