Quella tragica sera a Padova

La sera del 7 giugno 1984 Enrico Berlinguer telefona, da Padova, a Gerardo Chiaromonte.

“Voleva discutere con me la parte della dichiarazione di voto relativa al referendum. La concordammo infatti assieme, nei particolari. Infine mi disse. ”Adesso esco, vado a fare due passi, e poi andrò al comizio”.

 In piazza della Frutta parla per mezzora.

“A questo degrado della vita pubblica, noi comunisti, come grande forza nazionale, pretendiamo che si ponga fine”.

Alle 22,25 è colpito da un ictus.

Cerca di continuare a parlare. Un maxischermo mostra il volto stravolto dal dolore.

La sua vita è spezzata dalla fatica.

Il giorno dopo arrivano i familiari, il presidente Sandro Pertini. L’Italia è colpita da una emozione profonda, è uno dei pochi momenti in cui si ritrova unita.

Chiaromonte, al Senato, legge la dichiarazione concordata la sera prima con il segretario e abbandona l’aula con tutti i comunisti. “E’ una farsa, quella che si sta per compiere, una farsa che offende il Parlamento e il regime democratico. E ad essa rifiutiamo di partecipare”.

L’11 giugno, alle 12,45, Berlinguer muore, a 62 anni.

Due giorni dopo, in un pomeriggio assolato, quasi due milioni di italiani lo piangono a Roma, ai funerali più intensi e imponenti della storia dell’Italia repubblicana.

Una profonda emozione prende tutto il paese.

(da Enrico Berlinguer di Francesco Barbagallo, Carocci, 2006)

Enrico Berlinguer. (Archivio Podda)

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