In ricordo di Gianni Francioni

a cura della Fondazione Gramsci.

Lunedì 19 maggio è morto Gianni Francioni.

Gli studi sulla filosofia del Settecento e i contributi per la biografia e l’edizione degli scritti di Antonio Gramsci costituiscono la parte più rilevante del suo lascito scientifico: edizioni critiche, opere monografiche, raccolte di saggi innovativi, interventi su questioni di metodo intorno alla lettura dei suoi autori prediletti.

Ma di Gianni Francioni ricorderemo – con la stessa gratitudine – l’impegno civile e il lavoro di organizzazione e di promozione della cultura, da lui considerati parte non trascurabile della moderna “missione del dotto”.

Aveva dedicato le sue ultime energie a una miriade di progetti in larga parte realizzati. A Pavia – nell’ateneo in cui era giunto dal liceo Azuni di Sassari di cui era professore emerito – aveva promosso un ciclo di incontri su temi politici e culturali di “attualità”: “Per orientarsi nel pensiero. Libri da leggere”. Lamentava la debolezza dei partiti, la loro odierna incapacità di sollecitare l’impegno politico e di animare la vita civile e culturale. Avvertiva la necessità di attribuire nuove funzioni e maggiori risorse agli istituti culturali e a noi indicava obiettivi sempre più impegnativi. Si teneva aggiornato sulle acquisizioni di archivi, sui lavori di inventariazione, sui programmi riguardanti la biblioteca e su tutte le attività della Fondazione Gramsci, che egli considerava “casa sua” e di cui era orgoglioso in quanto luogo di conservazione, di studio, di ricerca, di incontro e di divulgazione.

È stato un membro sensibile e partecipe del nostro Consiglio dei garanti. Ci sollecitava a favorire il lavoro di gruppo, il lavoro in grado di coinvolgere contemporaneamente gli studiosi più esperti e quelli in formazione. Editore degli scritti di Pietro Verri, di Cesare Beccaria e di Antonio Gramsci, capace di isolarsi e di non distogliere lo sguardo dai testi, avvertiva il bisogno di condividere e di dialogare.

Nel dialogo emergevano le sue attitudini pedagogiche. Non rinunciava ai suoi provocatori inviti a imparare “a leggere e a scrivere”, a non improvvisare. A imparare a correggersi. È stato quest’ultimo uno dei suoi insegnamenti più significativi a proposito del lavoro storiografico e filologico. Avere il coraggio di correggere sé stessi. Dedicarsi alla critica dei propri testi con la stessa severità riservata a un’opera che merita di essere contestata ed emendata. Qui sta il senso del lavoro di Gianni Francioni sugli scritti e sulle edizioni di Gramsci, da lui svolto per quasi cinquant’anni, dal 1977 in avanti.

Nell’opera incessante di ordinamento e datazione dei Quaderni del carcere ha saputo riconoscere importanza e limiti dell’edizione critica curata da Valentino Gerratana e ha perfezionato e corretto via via le sue ipotesi per una nuova edizione. All’edizione nazionale degli scritti di Gramsci ha offerto il suo contribuito non solo nell’ambito della sezione dei Quaderni, di cui era responsabile, ma su ogni questione editoriale riguardante la corrispondenza e gli scritti giornalistici.

“Non possiamo occuparci soltanto dei trattini, delle virgole e dei corsivi. Il nostro lavoro riguarda la critica dei testi e la letteratura politica e quindi non possiamo non preoccuparci delle parole che vanno dette correttamente di fronte ai problemi del nostro tempo. Ho letto e riletto non so quante volte le Osservazioni sulla tortura di Pietro Verri e non posso ignorare le sofferenze e le testimonianze dei miei contemporanei che soffrono, che subiscono torture e ingiustizie”. Lunedì scorso, il 12 maggio, aveva dovuto lasciare il palco del collegio Ghislieri mentre discuteva di “crisi dell’ordine mondiale”, affaticato e vinto dal dolore. Ormai sapeva di non avere a disposizione le forze per recarsi a Roma, il 13 giugno, a ritirare il “Premio Antonio Feltrinelli” assegnatogli dall’Accademia dei Lincei.

L’edizione critica dei Quaderni è stata da lui portata a termine. I suoi allievi provvederanno alle note di commento. Entro quest’autunno avremo il secondo volume dei Quaderni miscellanei che sarà consegnato all’editore nelle prossime settimane, seguendo le sue indicazioni. Dall’8 al 13 settembre si terrà nella sua amata Sardegna la VI edizione della Ghilarza Summer School-Scuola internazionale di studi gramsciani da lui ideata e diretta. Tra poche settimane verrà inaugurata la nuova Casa Museo Antonio Gramsci di Ghilarza; con la sua nota dedizione al lavoro ha seguito tutte le fasi della progettazione contribuendo a fornire indicazioni per l’organizzazione degli spazi e l’allestimento. Da direttore scientifico della Fondazione Casa Museo si era occupato anche dei dettagli, della selezione dei documenti e degli oggetti da esporre, insistendo sul loro valore simbolico e sulla chiarezza delle didascalie.

Nei suoi ultimi mesi di vita ci ha mostrato quanto la moralità dell’intellettuale abbia a che fare con la volontà e la perseveranza; ci ha ribadito che il lavoro intellettuale richiede serietà e capacità di resistenza; che vale la pena destinare anche le ultime forze alle attività culturali, all’impegno civile e politico.

Foto e articolo trattao dalla pagina della Fondazione Gramsci

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