Enrico, manchi a tutti

di Ugo Baduel.

È finita.

Alle 12.45 di ieri (11 giugno 1984), dopo 90 lunghe ore di agonia, il cuore del compagno Enrico Berlinguer, sollecitato farmacologicamente finché si è potuto, si è fermato. Il cervello che tanto ha pensato, appreso e dato, era stato il primo a spegnersi fin dalla serata di domenica.

Una grande folla era andata crescendo davanti al vasto androne dello stabile dove è collocato il reparto della rianimazione e, per quanto tutti fossero ormai pronti all'annuncio dato dal professor Francesco Valerio, (“l'ultimo comunicato che dovevamo darvi: Berlinguer è mancato. Sono in corso gli accertamenti strumentali della morte”), un velo gelido è sceso sulla gente. Subito dopo, trattenendo a stento l'emozione. Ugo Pecchioli ha annunciato: “La salma sarà trasportata a Roma dal Presidente Pertini. Si tratta di un gesto nobilissimo degno di un grande italiano, che così onora un altro grande italiano”.

L'ultimo a vedere Berlinguer era stato ieri mattina proprio il Presidente Pertini, giunto in auto da Vicenza. Alle 8, ancora una volta teso e commosso, il Presidente già lasciava l'ospedale per ritirarsi In prefettura.

La salma di Berlinguer è stata chiusa in una semplice bara. Alle 14, fendendo a fatica la folla, un furgone grigio e azzurro della Unità Sanitaria Locale di Padova, preceduto da una camionetta del Cornaro Nel pomeriggio un mesto corteo fino nell'aereo porto di Tessera da dove è partita per Roma, con I familiari e con Pertini, sull'aereo presidenziale. L'arrivo a Ciampino in serata. L'ultima mattina si era aperta con l'arrivo, attorno alle 7,30, di Giovanni Berlinguer con la moglie Giuliana. Da quel momento un Incessante, angoscioso andirivieni. Dopo la visita di Pertini alle 8,20 è giunta la figlia Bianca, gli occhi coperti da lenti scure; alle 9.20 Pietro Ingrao insieme con la moglie di Berlinguer, Letizia; bersagliato dal flash un frate francescano, padre Severino Ragazzini. Più tardi torna Pertini, che si Intrattiene a lungo in una saletta con Pietro Ingrao. E poi medici, personalità, i visi tristi e preoccupati, l'ex rettore di Padova, prof. Luciano Merlgllano, Il sindaco di Venezia. Mario Rigo. Altri minuti di attesa stressante. Poi il tragico annuncio, mentre le strade nelle vicinanze vengono transennate e i vigili dirottano il traffico altrove.

L'ultima notte era trascorsa nella consapevolezza che ormai ogni residua speranza di sopravvivenza era tramontata. Il segno del conclusivo peggioramento si era avuto domenica sera, dopo la lettura del bollettino medico delle 19. È stato allora che l'elettroencefalogramma ha dato il segnale di “piatto”: il che stava a significare che il tessuto nervoso corticale non dava più segni elettrici rilevabili strumentalmente. Questo aveva subito Il valore prognostico della Irreversibilità. Nel contempo — ed erano le ore fra le 9 e le 11 di sera, quando i familiari e l giornalisti sono accorsi all'ospedale dal quale si erano allontanati dopo la lettura del bollettino — si è registrato un regime di brusca bassa pressione che ha minacciato una rapida conclusione anche In senso cardiaco. A questo punto — spiega il compagno prof. Lenci — l'azione farmacologica solamente ha consentito una sopravvivente attività muscolare cardiaca. Durante la notte tale attività è stata mantenuta senza che peraltro si rivelassero complicazioni organiche di sorta (cioè non c'è stato alcun blocco renale come qualcuno ha erroneamente riferito). L'assetto umorale elettrolitico e chimico è stato sempre controllato, ma nel finale, come di consueto, l'unica struttura a funzionare è stata quella cardiocircolatoria che è quella che poi è cessata.

Alle nove di Ieri mattina le terribili parole del bollettino numero 8: “Attività elettrica cessata”, “coma pertanto irreversibile”. Il professor Valerio, prima di presentarsi come ormai era consueto ai giornalisti, ha formato il numero 654300, quello della Prefettura, e ha letto al presidente Pertini il bollettino. Poi la lettura davanti alle telecamere e l'unica precisazione: “La prognosi è a questo punto certamente Infausta”.

Guardi quel lungo e arido corridoio che tre giorni fa era un luogo sconosciuto, che è diventato l'ossessiva architettura di un Incubo vissuto come nel sogno; ricordi quelle primissime ore a camminare e fumare su quel pavimenti, e la speranza ancora tanto viva che almeno la vita e la vitalità di Berlinguer potessero essere salvati. Tutto è finito. In un angolo Bianca, la figlia, appoggiata al muro legge le righe del bollettino: ha gli occhi asciutti, stringe In dentro le labbra In uno sforzo disperato facendo lo stesso movimento circolare del volto che faceva il padre nel momenti di tensione: sembra di vedere lui. Non sono ancora le nove e mezzo e arrivano la moglie Letizia, i figli Marco e Laura insieme a Pietro Ingrao. Erano partiti domenica, Marco oggi doveva dare l'esame di storia del diritto romano. Domenica notte si era organizzato il precipitoso ritorno con un aereo speciale per Ieri mattina alle sette. Ora sono qui, come sempre Impietriti e pallidi. Ingrao abbraccia forte Giovanni Berlinguer: trattiene II singhiozzo, con dolore, e ne viene un gemito. Nel pomeriggio I familiari di Berlinguer hanno fatto pervenire ai giornalisti un loro messaggio col quale esprimono il “caldo ringraziamento per il rispetto con cui essi hanno seguito il loro dramma”. Giovanni Berlinguer ha detto di essere «molto, molto grato» al Presidente Pertini.

Di Ugo Baduel, “L’Unità” 12 giugno 1984.

Un pensiero riguardo “Enrico, manchi a tutti

  1. Fabrizio Padovan ha detto:

    Ciao Enrico

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