Grazie, compagno Piero Spiga
di Tore Cherchi.
Il 14 luglio abbiamo partecipato in tanti alle esequie del compagno Piero Spiga: cittadini di Oristano e persone arrivate da tanti centri dell’isola hanno riempito la chiesa per salutarlo un’ultima volta.
Piero Spiga appartiene alla molto nutrita schiera di compagni e di compagne che si sono iscritti al Partito comunista negli anni in cui emergeva e si affermava la leadership di Enrico Berlinguer.
Noi tutti, arrivati al partito a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, chi un po' prima chi un po' dopo, siamo una generazione di comunisti berlingueriani che hanno avuto la sorte di partecipare a una fase della storia politica del nostro Paese certamente carica di gravi problemi, basti il richiamo alla lunga e tragica stagione del terrorismo nero e delle brigate rosse, ma anche ricca di grandi successi elettorali locali, regionali e nazionali e di conquiste sociali e civili: dal riconoscimento del diritto universale ad essere curati, all’allargamento del diritto all’istruzione, alle leggi sui diritti dei lavoratori, sulla riforma del diritto di famiglia e sul divorzio e tanto altro: anni in cui i partiti sapevano confrontarsi su grandi progetti e la forza della sinistra imponeva un’agenda di riforma anche stando all’opposizione.
È in quel clima che si è formato politicamente Piero Spiga, assumendo presto la responsabilità di segretario della Federazione di Oristano e ottenendo importanti successi elettorali in un’area che, salvo l’eccezione di alcuni comuni, era dominata dalla forza della Democrazia Cristiana. Anche. a Oristano città il monopolio democristiano fu infranto e fu possibile una giunta di sinistra di cui Piero faceva parte come assessore.
Il compagno Spiga ha dedicato tanti decenni all’impegno sociale e politico occupandosi di istituzioni culturali, di cooperazione, delle istituzioni pubbliche e del PCI e dei partiti che gli sono succediti dopo la “svolta della Bolognina”, il PDS e i DS, con ruoli di dirigente provinciale e regionale.
A questi partiti si è dedicato a tempo pieno: era un funzionario di partito, un ruolo che, nei tempi più recenti di antipolitica è stato misconosciuto. Eppure, funzionario di partito era anche Enrico Berlinguer. In realtà il loro, intendo quello dei funzionari di partito, era un ruolo essenziale nella capacità di tradurre un programma in azione politica: senza questo si ha solo testimonianza ma non si generano processi reali di trasformazione social e politica. Come ha scritto un altro caro compagno, Walter Piludu, citando il concetto di beruf di Max Weber, quel compito non poteva essere svolto senza una forte passione: agiva una sorta di vocazione che faceva si che il lavoro nel partito non fosse un lavoro come gli altri.
Il partito effettivamente si reggeva su questa rete di persone capaci di essere dirigenti politici a tempo pieno. Causa la mutazione dei tempi, questa forma di partito necessitava di innovazione ma quella concretamente prodotta, il partito leggero e leaderistico, ha generato un rimedio peggiore del male. Ben si comprende che una persona come Piero Spiga soffrisse la delusione dei cambiamenti improduttivi di feconda innovazione.
Al compagno Piero Spiga si deve dare un forte riconoscimento nella nostra memoria collettiva per il tanto che ha dato - lo affermo senza alcuna concessione all’emozione del momento - per fare avanzare i diritti delle persone e delle comunità.
